Dietro il vetro
Dietro uno spesso vetro
immagino suoni nascosti-
del vento su alberi e arbusti,
delle foglie di uno
insieme alle foglie dell’altro-
nulla al mondo avviene da solo,
tutto è connesso e in movimento
me con te, lui con loro,
un passerotto con la briciola di pane,
la mia mente con la mano e la penna,
i mie piedi col tappeto rosso,
i miei occhi spalancati e sorpresi
e la casa di fronte illuminata dal ciel di tempesta-
a volte i legami sono facili, ovvii, naturali,
accettati, evidenti:
la strada che porta alla piazza,
le piantine di grano che compongono il campo
due persone che si amano-
altre relazioni sono meno ovvie:
io che ce l’ho con te, ad esempio
che mi fa pensare e volere di esserti lontano-
quello che sento per te e che mi fa fuggire
per non incontrarti-
dice l’Illuminato:
sono le afflizioni mentali
a separare, dividere
a non far comprendere l’ovvietà
dell’interconnessione naturale di tutto con tutti-
tra questo e il voler
confessare tutto a tutti di Kerouac
c’è un salto
ma non è grande