Corso di Prosa spontanea Associazione Primo Levi di Bologna
Insegnante Dianella Bardelli
Quinta lezione 25.3.2011

All'inizio si leggono i testi che gli studenti hanno scritto a casa sui titoli: “quando”, “dove”, “arrivo”.
Oggi ascoltiamo il tema musicale del film Crazy heart, dal titolo Weary Kind, scritta ed eseguita da Bryan Bingham.
Prima però spiego cosa significa scrivere con la musica.
Dianella: adesso vi dico cosa significa scrivere con la musica, poi facciamo i cinque minuti di attenzione al respiro e poi ci mettiamo subito a scrivere ascoltando la canzone Weary Kind ( Un tipo sciupato, logorato).
Scrivere con la musica è un esercizio che si può fare sempre, diciamo che è una forma immediata di ispirazione per la scrittura, per il semplice motivo che la musica veicola le emozioni, è un immediato veicolo delle emozioni. Porta immediatamente un'emozione. Coglie immediatamente la sfera emotiva la musica, così facendo accende le emozioni che sono la materia con cui uno scrive; questa emozione è l'energia che ti fa scrivere.
Scrivere con la musica non significa scrivere “della” musica; non stiamo facendo un recensione di un brano musicale, non dobbiamo descriverla, dire se è bella o brutta, quali emozioni veicola. Questo è fare un saggio; scrivere con la musica dal punto di vista della scrittura creativa significa fare un'improvvisazione su quello che succede in questo momento dentro di me ascoltando quel brano. Quindi lo scopo è sempre letterario, non saggistico. Quindi usiamo la musica come abbiamo già usato la vista e il tatto; la volta scorso abbiamo usato l'udito dal punto di vista di quello che sentivamo provenire da fuori.
Si ascolta il brano e contemporaneamente si scrive un testo improvvisato senza vedere il cantante, dopo ne scriviamo un altro con davanti il video della persona mentre canta, noterete che scriveremo cose diverse.

Nell'improvvisazione mentre una cosa accade c'è questo rincorrere la vita, ma c'è uno scarto perché la scrittura va più lenta del tempo che si vive. La vita è più veloce della scrittura. I suoi allievi di scrittura creativa dicevano a Ginsberg: io scrivo in fretta ma non riesco a cogliere tutto quello che la mente mi detta, e Ginsberg rispondeva tu cerca di cogliere quello che riesci a scrivere, ma senza attardarti a voler ricordare quello che la mente ti ha suscitato un secondo prima. In qualche modo c'è una rincorsa a cogliere le emozioni mentre avvengono, ma poi quello che non riesco a cogliere lo lascio perdere, vado a quello successivo. Comunque lo si capisce meglio facendolo.
Dianella: prima facciamo i cinque minuti di attenzione al respiro. Come vi ho già detto è un metodo che serve quando uno vuole rilassarsi e, se riesce, eliminare i pensieri, fare il vuoto nella mente, vuoto non nel senso filosofico, ma vuoto nel senso di spazio. Facendo spazio l'immaginazione ha più possibilità di fluire.
Ci mettiamo con la schiena non del tutto appoggiata allo schienale della sedia e chiudiamo gli occhi. La cosa che c'è sempre finché c'è la vita è il respiro. Questo metodo si chiama appunto attenzione al respiro, cioè si pone attenzione all'inspirazione e all'espirazione, a come entra e esce l'aria dalle narici; tenendo il respiro naturale ma accorgendosene. Se noi poniamo attenzione al respiro non la possiamo porre ai pensieri, o c'è l'attenzione al respiro o ci sono i pensieri.
Può essere utile se non riuscite a sentire il respiro porre attenzione a come l'aria entra e esce e passa sopra il labbro superiore.
Dopo i cinque minuti si ascolta la canzone Weary Kind. In seguito si leggono i testi improvvisati.
Alcune mie osservazioni in proposito
Dianella. Noi possiamo fare o un'improvvisazione pura, quindi un accumulo di parole veicolate da un'emozione, oppure può venire anche spontaneamente una storia. Teniamo presente che se mi viene di improvvisare una storia non dobbiamo fare il riassunto di una trama ma raccontare una scena. Una scena visiva oppure solo emozioni. La natura, l'essenza di questo metodo dell'improvvisazione spontanea è quella di non avere nessun punto di partenza…
primo studente: neanche di arrivo, non c'è una costruzione…è come una fotografia, all'improvviso mi si svela un quadro, mi si squarcia un sipario del teatro e vedo una scena…
Dianella: questa è una modalità, oppure l'emozione ti suscita parole. C'è un musicista jazz che ha fatto dell'improvvisazione uno degli scopi della sua vita, è Keith Jarrett. Ci serve parlarne perché lui ha scritto delle cose sull'improvvisazione, delle interviste ad esempio. Secondo lui l'improvvisazione musicale, ma noi possiamo trasferire il suo discorso anche alla scrittura, non deve partire da qualcosa. Ha fatto dei concerti di piano solo, in cui lui non sapeva cosa sarebbe successo; questa è la vera improvvisazione. Cioè tu metti in discussione…nel caso suo la tua carriera. Quindi la vera improvvisazione è: il corrispettivo della vita, quello che accade nella vita. Il nostro agire nella vita, quelle improvvisazioni che facciamo agendo, non le stabiliamo prima. E' il trasferimento del meccanismo della vita nel campo artistico. E' l'improvvisazione pura: quello che accade lo scrivo. Soprattutto quello che accade dentro di me. Ascolto la musica che è fuori di me, ma ascolto come risuona dentro di me. Dentro ognuno di noi provoca cose diverse.
Si leggono i testi scritti durante l'ascolto della canzone “Weary Kind”.
Dianella: la nostra vita interiore può essere trasformata in parole, e può darsi che mi dicano qualcosa di me stesso. Però il presupposto è la fedeltà assoluta a quello che accade dentro di me. L'autenticità per un artista è l'unica condizione per avere successo. Jarrett è uno dei pochi che improvvisa dal niente.
Si discute di Jazz e Keith Jarrett.
Nel romanzo Crazy heart si leggono alcune pagine sul concerto che Bad fa con Tommy. Ci si sofferma su un dialogo tra i due.
Dianella: come comincia questa loro conversazione dopo tanti anni?
Secondo studente: come se si fossero visti il giorno prima
Terzo studente: io invece lo vivo come un cercare di fare finta di niente. Invece il rapporto è cambiato un bel po'.
Secondo studente: loro riprendono il loro rapporto di una volta, però sono più stringati, più intervallati, si capisce anche dalla scrittura…
Dianella: sono più imbarazzati?
Secondo studente: no, le loro parole sono intervallate, come se ci fossero dei silenzi.
Dianella: quindi c'è chi ci legge che è come se non si fossero mai persi di vista, e c'è chi dice che c'è molta distanza tra loro.
Terzo studente: Tommy fa lo sbruffone
Dianella: fa il fenomeno con Bad, il padre putativo, quello che gli ha insegnato tutto. Continuano a parlare ma fanno discorsi diversi
Terzo studente: ognuno ha il suo argomento
Dianella: per casa: scrivete un dialogo simile, cioè con queste caratteristiche, non con personaggi simili. Qua abbiamo un esempio di scrittore, Cobb, che fa parlare i personaggi con lo scopo di non capirsi. Ha scritto un dialogo in cui lo scopo dello scrittore è che i due personaggi parlano ma non si capiscono. Perché parlano di due cose diverse; ci sono dei dialoghi in cui io dico una cosa, tu non rispondi a quella cosa, dici la tua e ti aspetti che io risponda alla tua, ma io ridico la mia. E' quello che capita continuamente tra le persone. Non è che non si capiscano davvero. Uno vuole dall'altro una cosa, l'altro vuole dal primo un'altra cosa.
Per casa provate a scrivere un dialogo tra due persone con queste caratteristiche. Dentro ognuna di loro c'è una richiesta che viene fuori continuamente nel loro dialogo, per cui sono come due parallele che non si incontrano.

 

 

 

 

 

 

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