Corso di Prosa spontanea Associazione Primo Levi di Bologna
Insegnante Dianella Bardelli
Sesta lezione 1.4.2011

Questa lezione è stata una lezione prevalentemente teorica
L' argomento trattato è stato il dialogo.
Dianella: il dialogo nella scrittura è difficile, ma abbiamo dei maestri del dialogo, come punto di riferimento. Questo non vuole dire che dobbiamo scrivere dialoghi come loro, però ci possono servire intanto per capire come non farli, ci servono i modelli per capire a cosa serve il dialogo in un racconto o in un romanzo. E' come nella vita, ma nello stesso tempo no, perché il dialogo ha come le altre parti del racconto, e cioè descrizione e narrazione, la funzione di fare andare avanti la trama. Nel racconto ci sono tre parti: narrazione, descrizione, dialogo. La narrazione avviene quando il narratore che può essere lo scrittore o un personaggio del racconto stesso, racconta qualcosa : “andarono…fecero…ecc..; le descrizioni sono le descrizioni di luoghi e persone e i dialoghi sono le parole che si dicono i personaggi. Ma tutti e tre questi elementi non sono separabili tra di loro, tutte e tre queste parti hanno una funzione narrativa, cioè di raccontare la storia. Poi ogni scrittore ha la sua maniera.
La funzione del dialogo si potrebbe pensare che sia solo quella di far parlare tra loro i personaggi. Ma non è così. Intanto bisogna distinguere tra dialogo e conversazione. Nel dialogo sono due i personaggi che parlano, invece nella conversazione abbiamo un gruppo. Un esempio può essere l'inizio di Guerra e pace. Se noi vogliamo raccontare quello che accade ad un gruppo e facciamo parlare i componenti di questo gruppo, quella è una conversazione. Scrivere una conversazione è una difficoltà diversa dallo scrivere un dialogo. In tutti i casi, sia il dialogo che la conversazione hanno una funzione narrativa, cioè fare andare avanti la storia.
Si parla poi della differenza tra romanzo e racconto. E tra romanzo breve e romanzo verro e proprio. Nel romanzo si ha uno spaccato di mondo, anche in quello breve, nel racconto invece si ha una o più scene di una storia che nel suo complesso non viene raccontata per esteso. In tutti questi casi comunque il dialogo ha la funzione di fare andare avanti la storia. Il dialogo poi alleggerisce la pagina, alleggerisce la lettura, perché il problema del lettore è che non si deve annoiare, anche se quando scriviamo non dovremmo pensare al lettore, perché quando ci pensiamo diventiamo un po' ossequiosi nei suoi confronti, ma il lettore non vuole essere lisciato, vuole essere sorpreso. Gli può andare bene uno stile come quello di Kerouac o di Joyce, quello che non gli può andare bene è annoiarsi.
Comunque quando si scrive un dialogo ci deve essere uno scopo narrativo per farlo, inoltre quando il personaggio parla deve rimanere fedele a come l'ho raccontato e costruito fino a quel momento. Se ha determinate caratteristiche non è che quando si mette a parlare diventa altro, in qualche modo ci deve essere la fedeltà a come precedentemente l'ho costruito. Questo nel romanzo, nel racconto è più semplice, perché non è uno spaccato di vita di tante persone, ma una scena che più è bravo lo scrittore più il lettore si immagina che appartenga ad un intero mondo; però può essere anche semplicemente il racconto di un pomeriggio di scrittura, sarà compito mio non rendere il racconto noioso: la stanza, le sensazioni, le caratteristiche delle persone…Ma il problema non è avere una bella storia in testa, il problema è riuscire a raccontarla. Tu puoi avere una gran bella storia in testa e poi non riuscire a scriverla.
Un romanzo ben fatto deve avere dietro di sé, o sotto di sé una sostanza che vada al di là della trama, e cioè deve raccontare l'umanità, cosa significa essere umani; che è ciò che ritroviamo in qualunque romanzo che noi possiamo definire un capolavoro. Un capolavoro è un romanzo dietro la cui storia, come quella che stiamo leggendo, c'è qualcosa d'altro; vi ho proposto questo romanzo che è così popolare nella scrittura perché dietro il personaggio di Bad ci siamo noi; il discorso filosofico dello scrittore è che l'essere umano in quanto tale è sconfitto. Non c'è vittoria nell'essere un essere umano; io la faccio mia questa affermazione perché nella visione buddista, come in quella cristiana, la vita è sofferenza finché non trovi un sentiero spirituale che ti porta fuori dalla sofferenza. Nella mia visione che non è materialista penso che gli esseri umani possano trovare un sentiero che ci porti fuori dalla sofferenza. In questo romanzo di Cobb tutti sono degli sconfitti, Bad, la ragazza, il bambino, Tommy stesso. Nessuno lì è completamente felice. Allora il grande romanzo è quello che ti fa intravedere qualcosa dietro la storia di un cantante country. Cioè un punto di vista sulla condizione umana.
Primo studente: sì ma questo è il pessimismo puro…
Dianella: questa è la vita…
Primo studente: ma dal lato pessimista…
Secondo studente: non è necessario che ci sia la felicità assoluta…
Terzo studente: se uno vive tranquillamente non ha bisogno di chiedere la felicità, io non me lo chiedo mai…Si soffre comunque per un amico…
Dianella: devo intravedere in un romanzo una visione della vita. La scrittura si nutre di una certa visione della vita, racconta meglio forse la condizione umana un grande romanzo che un libro di storia. Questo capita ad esempio ne I promessi Sposi.
Tornando al dialogo, devono essere persone che parlano, fedeli al loro personaggio per età, condizione sociale, psicologica, devono essere quelli delle pagine precedenti; fare questo non è così semplice come sembra perché se ho già 50 pagine scritte e due personaggi cominciano a parlare tra loro, potrei sbagliarmi e accorgermi che non sono più loro. Sono altri. Ecco perché non è facile scrivere i dialoghi, perché dietro i dialoghi ci devono essere dei personaggi. Inoltre di cosa parlano? Possono parlare di qualunque cosa, ma questa deve avere a che fare con il rapporto che c'è tra di loro.
Il maestro del dialogo nella letteratura moderna è Hemingway. E' un maestro del dialogo perché si è inventato un modo di scriverli che prima non c'era. Ci sono interi racconti, come “Colline come elefanti bianchi”, in cui la predominanza è nei dialoghi. Capiamo le problematiche dei due personaggi che parlano unicamente attraverso il dialogo. La straordinarietà è che noi lo capiamo quello che loro sono, la bravura di Hemingway è tale che noi capiamo oltre le parole. C'è un intuito dentro di noi che si attiva dove c'è una grandezza creativa. Riesco a vedere questi personaggi anche se l'autore non li descrive, riesco ad andare oltre le parole.
Si legge “ Colline come elefanti bianchi”.
Dianella: Non c'è nessun bisogno di descrivere come è lei, come è lui, perché lo scopo dello scrittore è raccontare il loro dramma interiore. La grandezza di Hemingway come di tutti i più grandi, è che lui “ha osato” una cosa che nessuno aveva fatto prima; lui non ha voluto raccontare questa storia con gli schemi precedenti, ma con suoi. La stessa storia si poteva raccontare in modo più tradizionale, facendo ad esempio presa sull'aspetto fisico dei personaggi. Per dire cosa avevano fatto prima di trovarsi in quella stazione sono bastate quelle etichette sulle valigie. Si riferisce ad un saputo di chi legge però osando. In tutti i racconti di H. c'è sempre questo dramma dietro, in quelli sull'Africa, su quelli della corrida, c'è sempre questo fare intravedere il dramma, anche senza dirlo esplicitamente. Il suo è uno stile, quello dei dialoghi e della frase breve. Viene detto stile paratattico, quello con periodi lunghi viene detto ipotattico ( ad esempio lo stile dei Manzoni).
Si accenna allo stile di altri scrittori, come Kafka, Poe, Collodi.
Per la prossima volta gli studenti scriveranno a casa un dialogo qualunque che però racconti qualcosa.
Dianella: dovete fare una scaletta:

  1. chi sono i due che parlano, due ragazzi, due uomini, un uomo e una donna…

  1. sono italiani o no

  1. dove è ambientato

  1. quanti anni hanno, ecc…

Il prossimo romanzo che leggeremo sarà I vagabondi del Dharna di Jack Kerouac.
La prossima volta finiamo di analizzare il romanzo di Cobb, leggeremo insieme l'ultimo capitolo.

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