Copia di Lato_Selvatico_193 Koller James,Canto del Falco della coda rossa e altre poesie

“Chi dorme in questi boschi?/Quali spiriti nutrono la vita?/I corvi parlano con lui” ( J. K.)

Ci sono persone che condensano in se stesse epoche intere, con i loro scritti e le loro apparizioni pubbliche testimoniano e tramandano eventi diventati tradizioni, poesie diventate poetiche, storie diventate letteratura.
Una di queste persone è James Koller, poeta, esponente del Bioregionalismo , fotografo, editore.
Da giovane partecipò alla Beat Generation e in seguito ai movimenti nati nella San Francisco degli anni ’60. Diventato amico di Franco Beltrametti con lui girò Gli Stati Uniti e l’Europa. Nel 1964 fonda la rivista Coyote’s Journale la casa editrice Coyote Books, attualmente attive. Oggi vive nel Maine e spesso viene in Europaper dei Readings. E’ spostato e ha sei figli.
Nel piccolo libretto di “terrapoesia”, collana poetica della rivista Lato Selvatico, sono raccolte alcune poesie di Koller dal 1995 al 2000. La raccolta si inserisce nella tradizione naturalistica della poesia americana (di cui un altro importante rappresentante è Gary Snyder) che pone al centro della propria ispirazione dettagli, aspetti piccoli e grandi della vita animale e naturale, così come si presentano “ nel mondo reale” allo sguardo del poeta. Un mondo reale, concreto, di vita e di morte, ma spiritualizzato. In una intervistadi qualche anno fa Koller ha infatti affermato “Credo che tutto ciò che esiste abbia uno spirito e che questi spiriti rimangano anche mentre noi cambiamo le nostre forme”. E’ un mondo reso sacro dall’attenzione quello di James, pratica mentale che ferma il tempo: “ Prendo tempo/ prendo tempo/esamino tutto/ la siepe, l’orlo del bosco/esamino tutto/ attentamente” (pag.21).
Koller si è convertito, come Snyderal culto di tutto ciò che è selvatico, perché lo sente, lo vede, lo odora come qualcosa di originario, innato anche nell’uomo, ma che nella corso della nostra civilizzazione si è voluto perdere a favore di una presunta razionalità che non ci ha portato a quella felicità universale che speravamo di ottenere rinunciando al selvatico che è in noi.
La possibilità di recuperare la nostra natura originata James Koller l’affida alla poesia, al suo sguardo poetico su Falchi, cervi, boschi, fiumi, monti, volpi…

koller a reading piccola“ Il mondo reale si distende fra i monti.
Grandi fiumi lo percorrono.
Nelle notti d’estate è illuminato dalle lucciole.
Nel mondo reale
le città piccole sono abitate da bambini che mangiano gelato.
Le loro mamme vestono abiti di cotone
e parlano dei figli che verranno.
( sento ridere mentre il sole cala)
Di notte tardi dopo che i bambini sono a letto
c’è della torta di mele e caffè nero caldo.
…………………………………………………
Il mondo reale è quello che ho portato dentro di me…..”

E il principio spirituale e materiale del mondo selvatico viene ribadito anche qui:
“Dopo giorni di pioggia
il cielo è limpido
Quasi luna piena
si nasconde nella quercia gigante
mentre cammino
non lontano dalla casa.
Mezzanotte, sento
un cane che abbaia.
Lui sente più
di me…..”

Il tentativo, a mio parere così ben riuscito da parte di James di ritrovare la propria natura originaria, la propria selvaticità nello sguardo su animali e piante, lo possiamo capire molto bene. Basta che ci capiti di incrociare lo sguardo di una lucertola sul muro di casa o quello di una volpe in una passeggiata in un bosco. Cosa vediamo in quegli occhi se non noi come eravamo un tempo? Nel tempo delle origini, della tribù paleolitica della caccia e della raccolta, quando noi eravamo dentro la natura, soggetti alle sue leggi e non suoi padroni?
Questa piccola raccolta contiene a questo proposito un messaggio pacifista e spirituale in una poesia scritta da Koller nel 1993 che ho trovato bellissima:

“ Parla a tutti quelli che ne hanno bisogno
Quelli venuti prima di te
Quelli ancora con te adesso
Quelli che passano, porta il messaggio
Parla alle aquile, parla ai corvi
Parla al vento, parla al fulmine
Parla ai monti, parla agli alberi
parla ai fiumi, parla alla pioggia
Sotto & sopra & attorno
Questo è dove tutto comincia…” (pag. 25).

Ancora più legati alla tradizione popolare americana sono i testi raccolti in “Lo spettacolo delle ossa” ( The bone show). Queste testi scritti in forma poetica si ricollegano direttamente per temi e situazioni a quelli che ho già esaminato qui in Lankelot a proposito del poeta americano Gary Snyder e di quello nativo americano Lance Henson. “Lo spettacolo delle ossa” è una piece teatrale,ma i testi che la compongono possono anche essere letti come singole poesie. Si tratta di un dialogo tra alcuni archetipi della tradizione popolare non solo americana come ad esempio il Coyote, la Donna Lupo, Baba Yaga.
Solo un esempio:
Coyote:
“Ritorno sempre –
rinasco, rinasco.
Come il Cielo Azzurro.
So quello che mi mi precede
quello che segue e quello che verrà.
So tutto, chiedetemi.
Tutto succederà.
Tutto al momento giusto.
Tutto come è previsto.
Guardate come faccio io….” (pag. 11)
e in un’altra dallo stesso titolo leggiamo:
“Qualche volta senti la puzza dei guai,
ti rendi conto che stanno per arrivare.
Non si tratta di favorirli,
sono loro che ti vengono a cercare.
Arrivano con i loro tempi.
Non essere troppo curioso.
Non immischiarti.
Forse non ti troveranno” (pag. 19)
La Donna Lupodice:
“ Lavoriamo insieme
sappiamo
quello che vogliamo.
Facciamo quello che bisogna fare.
Le cose vengono fatte.
Che altro possiamo fare?”( pag.31)
E Baba Yaga:
“Non sei solo,
credi di esserlo.
Ti aiuteranno gli altri.
Trattali bene
e loro tratteranno bene te”(pag. 23).

Ma ci sono poesie anche di argomento personale, legate alla passione amorosa. Nella raccolta “Cenere e Brace”troviamo il tema dell’abbandono:
“ Quando ho visto l’abito bianco appeso
ho visto lei in quell’abito, l’ho visto aderire
alla sua vita lunga e snella, allargandosi sui fianchi.
L’ho portato a casa e glielo ho dato.
Non ha voluto provarselo mentre la guardavo.
E’ rimasto sulla macchina da cucire per giorni,
per settimane piegato nella cesta dei rammendi.
Quando mi ha detto di prendere il largo
ha buttato l’abito in un sacco marrone
per beneficenza” (pag. 9)

Il motivo amoroso lo troviamo anche qui:
“ …Lei si è mossa sul letto
nella luce lunare.
Le curve del suo corpo
erano lì, luce e ombra
sul lenzuolo scuro.
Ho tracciato l’ombra
con la punta delle mie dita.
Lei descriveva le onde
che tornano indietro
più larghe e rimangono
anche quando sono andate…” (pah. 31)

e per finire ancora una poesia d’amore:
“ Due nuvole
nel vicino
buio – cercavo
te, pensando
di averti persa,
ma
lo volevo
in un altro modo,
lo cantavo
così,e
tu sei apparsa
camminando,
mi hai fatto cenno, e noi
abbiamo parlato delle nostre strade
insieme” (pag.47)

James Koller, poeta americano, Oak Park ( Illinois) 1936
James Koller, Canto del falco dalla coda rossa, collana “terrapoesia” della rivista Lato Selvatico, 2009; per richiedere il libro potete scrivere a Giuseppe Moretti: [email protected]
Altre poesie sono tratte da:
James Koller, The Bone Show, Rete Bioregionale italiana & Coyote Books;
James Koller, Ashes and Embers – Ceneri e braci, Fondazione Franco Beltrametti, 2004

 IN RETE
http://www.youtube.com/watch?v=1GpXUdaHwo4
http://vimeo.com/26735098
http://www.coyotesjournal.com/
http://doddcenter.uconn.edu/findaids/Koller/MSS19740002.html

http://www.ariannaeditrice.it/articolo.php?id_articolo=9706
http://michelenigro.files.wordpress.com/2010/04/intervista-james-koller.pdf
http://www.ilnarratore.com/autori/idx/218/Koller-James.html

http://www.libreriauniversitaria.it/snows-gone-by-new-collected/book/9781888809459
http://www.sentierobioregionale.org/letture.html 

 

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