Martin Scorsese, Dal Mali al Mississipi
“Ho sempre sentito un’affinità per la musica blues: la cultura dei”cantastorie” attraverso la musica mi affascina e mi attrae incredibilmente.
Il blues ha una grande risonanza emotiva e rappresenta l’origine della musica popolare americana.” ( Martin Scorsese)

Ho deciso di scrivere una recensione del film di Martin Scorsese “Dal Mali al Mississipi”, perché mentre lo guardavo mi sono più volte commossa. Bisogna essere bravi come Scorsese per trovare le corde della commozione, che è il modo di conoscere del cuore. Condivido l’idea buddista secondo la quale è il cuore la sede della vera conoscenza, quella intuitiva, quella che guarda in profondità, e che è capace di compassione. E posso dire che questo film Scorsese l’ha girato con la mente del cuore.
L’inizio è come l’incipit folgorante di un romanzo ben riuscito. Una breve sequenza di tre musicisti che suonano rispettivamente due tamburi e un piffero; tre folletti, tre elfi musicanti leggeri, lenti, agili, in un luogo metafisico e senza tempo, una radura, uno spiazzo qualsiasi per loro che qualsiasi non sono. Una scena magnifica che vale da sola tutto il film e lo riassume.
Il seguito sono scorci del delta del Mississipi, documenti visivi d’ epoca sul lavoro dei neri negli anni ’30 in America,i loro canti e i loro blues men.
Sotto la guida del cantante blues Corey Harris incontriamo Sam Carr, Muddy Waters, Robert Johnson e altri interpreti del blues tradizionale. Son House ci dà la sua definizione di blues: “ Esiste un solo tipo di blues e si ottiene quando un uomo e una donna si amano. Un uomo e una donna innamorati”.
Quelli che vediamo in questo film sono soprattutto visi, segnati, solcati da un tempo che non è quello che si misura in anni e giorni, è un tempo tutto interiore, dove la sofferenza, il dolore si è trasformato, trasmutato nel blues, musica del cuore per eccellenza. Ci sono i visi dei blues men intervistati da Corey Harris, e poi c’è la voce di quei visi che parla e canta, voce indistinguibile dal viso della persona a cui appartiene.
Quello che Scorsese vuole trasmettere in questo film non è la storia del blues, non è un documentario didascalico il suo. Scorsese ha voluto mostrare come il dolore di una condizione umana sfruttata e perseguitata possa elevarsi e superarsi attraverso il canto, che qui è mostrato in tutta la sua straordinaria intensità . Un canto che davvero, davvero commuove. E si capisce in questo film cos’è il blues e cosa non lo è. Non è l’artificio della voce che si fa roca o della bocca che si fa storta, non è uno stile musicale il blues. Il blues bisogna esserlo. E solo Son House, Robert Johnson o il magnifico e simpatico Otha Turner, lo possono davvero essere, perché lo hanno inventato loro, lo hanno creato loro. Il blues moderno di Corey Harris che è presente con sue performances nel film, ci suona più familiare, assomiglia alla musica che tutti noi ascoltiamo, non ci stupisce, non ci spiazza come quei vecchi e rugosi cantanti del passato, ci piace e basta. Eppure lui è bravissimo, a livello cosiddetto tecnico forse è anche più bravo di questi vecchi blues men, ma loro sono eccezionali, è la loro anima ad esserlo. Sono dei maestri. E Corey Harris ne è perfettamente consapevole. Mi ha colpito la sua profonda deferenza nei confronti dei grandi blues men che intervista nel film. C’è l’ammirazione dell’allievo verso il maestro. Una dimensione la sua che non ha niente a che vedere con il farsi umile , o peggio col farsi adulatore. La sua è la deferenza che si ha verso chi ha già fatto tutto il cammino, di chi ha cercato e finalmente anche trovato.
C’è una bellezza nel viso ad esempio di Otha Turner che è il contrario della bellezza perfetta. Quella dei visi lisci, dei corpi magri e sodi. Quella degli occhi scintillanti, sprizzanti gioia, quella dei capelli sempre folti e ben acconciati. Quella di Otha Turner è la bellezza della vita comunque sia, è la bellezza che proviene da un carisma. Carisma che nasconde in sé tesori, cumuli di tesori: di chi possiede una tradizione e la possiede solo lui, e se non la trasmette a qualcun altro si perde per sempre, si estingue. “Non c’è nessun altro, a parte te, che suona il piffero? Chi prenderà il testimone?”, chiede Corey Harris a Otha Turner. “ La mia figlioletta, risponde Otha, ha imparato molto bene, ma non lo so…Sono stato in molti posti, ma non ho visto né sentito nessuno che lo suonasse”, aggiunge.
Una voce fuori campo, quella di Martin Scorsese dice: “Quando si ascolta il piffero e il tamburo la presenza dell’Africa è inconfondibile. Questo è l’elemento chiave che collega il blues all’Africa”.
Quindi la scena si sposta appunto in Africa, nel Mali. Qui dove tutto ebbe inizio.
Interessante a questo proposito l’ intervista a Ali Farka Toure , in cui il musicista afferma “ la cultura qui è il cuore della tradizione africana. Noi abbiamo tutte le radici, della storia, delle leggende, delle vicende personali, della scienza, e la tecnologia africana…La mia famiglia non voleva diventassi musicista, ma Dio dà a tutti le ambizioni e noi sappiamo che ci appartengono di diritto”.
Verso la fine del film la voce fuori campo di Martin Scorsese dice: “ Nell’ultima parte della sua vita Alan Lomax scrisse queste parole: “ Quando tutto il mondo sarà stanco della musica video elettronica distribuita in massa, i nostri discendenti ci disprezzeranno per aver buttato via la parte migliore della nostra cultura”.

Dal Mali al Mississipi 2007
Titolo originale: The Blues – Feel Like Going Home
in Usa è uscito 2002
Regia: Martin Scorsese (New York, 1942 )
Sceneggiatura: Peter Guralnick
Fotografia: Arthur Jafa, Lisa Rinzler
Montaggio: David Tedeschi
Musica: Son House, Muddy Waters, Lead Belly, John Lee Hooker, Corey
Interpreti principali: Corey Harris, Taj Mahal, Willie King, Ali Farka Toure, Keb’ Mo’
Produzione: Vulcan Productions, Road Movies, Cappa Productions
genere: musicale/documentario
Distribuzione: Mikado
Durata: 89’
Colore e Bianco e nero

Approfondimenti in rete
http://it.wikipedia.org/wiki/Dal_Mali_al_Mississippi
Martin Scorsese
http://www.hideout.it/index.php3?page=notizia&id=448
http://it.wikipedia.org/wiki/Blues
http://www.ilbluesmagazine.it/home/main.htm
http://www.youtube.com/watch?v=IP6OOSF7yME&feature=mfu_in_order&list=UL

 

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