Corso di Prosa spontanea  – Associazione Primo Levi di Bologna

Insegnante Dianella Bardelli

Prima lezione 7.10.2011

 Introduzione alla scrittura spontanea ( trascrizione da una registrazione)

Questo corso si differenzia dagli altri che ci sono alla Primo Levi perché se avete letto l’intestazione del corso ha questa metodologia : ci si ritrova il venerdì e si scrivono delle improvvisazioni di scrittura (scrivo anche io) su vari argomenti: titoli, oggetti…Le chiamo improvvisazioni perché si scrive quello che viene in quel momento. Non prima elaboro tutto un discorso poi lo metto giù. Questo può andare bene se si scrive un saggio, allora il testo deve avere un andamento logico, quindi ci vuole anche molto pensare; invece nel caso della improvvisazione di scrittura tutto questo non c’è, è proprio tutto il contrario, bisogna scrivere quello che la mente detta. E si scrive per 5, 10 o più minuti, poi chi vuole legge agli altri. Naturalmente non siamo abituati a farlo di leggere agli altri perché abbiamo paura dell’altrui giudizio. Questo può indurre a una cosa sbagliata, quella di dirsi: adesso devo scrivere “un bel testo” perché lo devo leggere agli altri. Questo noi non lo dobbiamo fare, perché se mi impegno a scrivere un bel testo vuol dire che mi metto nella condizione mentale un po’ conformista, tipo scrivo qualcosa che so già fare…

Primo studente: oppure copio da qualche libro…

Dianella: ecco, oppure copio da me stesso, cioè non scopro; lo scopo dell’improvvisazione è scoprire nuove strade della scrittura, della nostra scrittura. Quindi prima di tutto dobbiamo scoprire la voce mentale che ci detta le cose, perché questa voce esiste; noi non siamo abituati a riconoscerla, a vedere che esiste dentro di noi una voce che ci detta quando dobbiamo scrivere o dipingere; gli antichi la chiamavano Musa, loro addirittura l’avevano identificata in una divinità, quindi ci credevano fermamente. Pensavano che ci fosse qualcuno “fuori”, una divinità che dettava loro. Noi dobbiamo pensare che questa voce esiste ma dentro di noi. Uno potrebbe dire: ma che cos’è questa musa dentro di me? Io non ci credo. Ecco, se uno comincia così dal mio punto di vista, è un ostacolo a quella apertura grandissima che ci vuole per far sì che la scrittura diventi uno strumento di scoperta spirituale di sé, che non è il fatto psicologico, non è la scoperta psicologica, esiste la scrittura come terapia per scoprire qualcosa che poi il terapeuta interpreta. Non è il caso nostro, lo scopo dell’improvvisazione di scrittura è dare voce a questa interiorità in cui un po’ bisogna credere, perché se uno dice, no siamo solo un pezzo di carne e siamo pensiero che sta qui nel cervello e non credo che esista nessuna musa, nessuno spirito, è un po’ dura scrivere un’improvvisazione; bisogna un po’ crederci…ma anche se non ci crediamo il venerdì facciamo finta di crederci per vedere cosa succede. Facciamo il come se. Come titolo del corso ho indicato la scoperta spirituale come scopo del corso perché questa è la mia dimensione personale, in questa parte della mia vita, cioè svilupparmi, cercare di evolvermi come persona spirituale perché mi sono convinta che questo spirito dentro di noi esista. Io pratico il buddismo e quindi mi influenza molto questa filosofia perché praticando certe meditazioni si entra in contatto con se stessi, si cerca di eliminare quelli che sono i dati sensoriali per concentrasi su se stessi. Questa è la mia dimensione, quindi anche nei corsi mi è piaciuto cambiare rispetto a tanti anni fa, cambiare nel senso di aggiungere questo aspetto. Se voi siete d’accordo io farei precedere agli esercizi di scrittura un qualche minuto di una meditazione molto semplice che è l’attenzione al proprio respiro che ha lo scopo di riportarci a noi stessi eliminando le cure esterne: cosa devo fare dopo, cosa farò da mangiare, chissà se il moroso, il marito ecc..Si cerca di eliminare tutti questi aspetti non perché siano il male, il peccato, no, ma perché se vogliamo ricondurci a noi stessi dobbiamo fare questa pulizia. Adotto questa meditazione anche nei corsi perché credo che faccia un po’ di spazio, quello spazio che rende più facile udire la voce di cui vi parlavo prima, che ci detta le parole.

L’improvvisazione di scrittura può essere intesa come genere letterario oppure come prima stesura, possiamo scrivere qui un’improvvisazione e poi a casa cambiarla, oppure la possiamo usare come genere letterario, quel genere letterario inventato da Kerouac e utilizzato da Ginsberg nella poesia, per cui non si cambia niente. Per Kerouac il metodo dell’improvvisazione di scrittura non prevede che si possa migliorarla, bisogna lasciarla così com’è, perché se è un atto della vita, noi un atto della vita non lo possiamo cambiare. Io sono enormemente affascinata dalla tecnica dell’improvvisazione perché a me personalmente ha fatto scoprire delle cose , mi ha fatto scrivere delle cose che io non avevo la minima idea che avrei scritto. Qualche volta capita che si entri in contatto con questa vita interiore profonda che viene fuori. Scopri qualcosa di te ma che è letteratura, è un testo letterario, e quindi ti congratuli con te stesso. Nella poesia questo ormai è il mio metodo di scrittura. A volte la lascio così, a volte la butto, a volte la cambio. Non penso più le parole e poi le scrivo, aspetto che le parole arrivino. E’ una cosa molto diversa dal cercare le parole

invece che aspettare che arrivino, è come cercare o trovare senza cercare. Cercare le parole è andare nel proprio vocabolario che già si conosce e scegliere una bella parola che stia bene lì. Invece nell’improvvisazione letteraria si fa fluire la mente liberamente ed è la mente che detta le parole. Questo fa sì che capiti che si scrivano metafore che non si sapeva di saper scrivere. La scrittura è come un puzzle, nell’improvvisazione le parole sembra che vengano già a caso, perché si va con il flusso delle parole che arrivano, poi si scopre che quello che si pensava fosse uno scritto casuale ha una sua logica interna, è diventato un testo, non sono singole parole messe lì.

Primo studente: ci vuole un allenamento lunghissimo, all’inizio ci sono delle resistenze

Dianella: sì, ci sono perché noi non pensiamo che a caso vengano delle belle cose, siamo abituati a che devono venire belle cose. In questa tecnica non devono venire belle cose devono venire cose vere, le cose di questo momento, quindi ha molto a che vedere con il “Qui e ora” delle filosofie orientali, cioè la vita è quello che sta avvenendo adesso; quindi anche nell’improvvisazione di scrittura si tiene presente che l’improvvisazione di scrittura è quella di questo momento, qualunque sia l’oggetto della mia improvvisazione se la faccio adesso o fra un’ora scriverò cose diverse. Questo è importante perché noi pensiamo che un testo sia per sempre, l’Infinito di Leopardi è quello per sempre, ma forse se Leopardi avesse saputo di questa tecnica forse su quel colle ci sarebbe tornato un giorno dopo l’altro e avrebbe improvvisato e improvvisato e avrebbe forse scoperto tanti altri infiniti. L’improvvisazione di scrittura è legata al fare fede al momento presente, quello che conta non è scrivere il bel testo ma il testo di questo momento. Poi può accadere che il testo sia bello. Ecco questo è quello che vorrei fare in questo corso, capisco che sia un po’ diverso da quello che comunemente intendiamo per letteratura. Molti non amano Kerouac perché è imperfetto, non correggeva, la sua prosa a volte è difficile da seguire. Da Kerouac ho imparato e anche io ho un po’ questa estetica dell’imperfezione, a me piace, mi dà il sapore della vita vera e mi dà anche il sapore dell’osare; proviamo ad osare quando scriviamo un’improvvisazione, osare nel senso di scrivere davvero quello che viene lì per lì. Uno può dire: e se non viene in mente niente? La mente lavora sempre, qualcosa viene sempre, è la nostra censura mentale che si preoccupa che quello che scrivo non sia bello

Primo studente: è un po’ come spogliarsi

Dianella, sì, a volte si fa fatica, però dà anche una gran soddisfazione; è un po’ come nei sogni, ci sono dei sogni che ci rivelano qualcosa. Poi c’è da tenete presente che i grandi scrittori non avevano modelli, erano modelli di se stessi, avevano dei maestri, anche noi possiamo avere dei maestri ma poi anche come scrittore io faccio la mia strada. Bisogna trovare il proprio modo. Bisogna essere letterati di se stessi.

Bene, ora possiamo cominciare a scrivere. Adesso facciamo cinque minuti di attenzione sul respiro. Subito dopo vi do un titolo su cui scrivere.

Fatta questa piccola meditazione sul respiro, il titolo dell’esercizio è: Ombre. Le prime parole o immagini che vengono poi per associazione le altre immagini e parole. Si scrive il testo e lo si legge agli altri.

Adesso cominciamo con gli esercizi sensoriali. Iniziamo dall’odorato. A ognuno viene dato un rametto di rosmarino. Se vi dico descrivi l’odore del rosmarino senza fare l’esperienza di odorarlo veramente si scrive un certo testo, se invece si odora il rosmarino mentre si scrive se ne scrive un altro. Si scrive mentre la cosa accade, invece nel primo caso si scrive con l’idea dell’odore non con l’odore reale. Quindi adesso odorando il rosmarino scriviamo un’improvvisazione sulle sensazioni che proviamo; dopo ci aggiungiamo, se vogliamo, cosa questo odore evoca, come ricordo, ad esempio. Si scrive il testo e dopo lo si legge agli altri.

Per casa se si vuole si può fare un esercizio simile con un altro odore.

 

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