copertina del mio romanzo Vicini ma da lontano
copertina vicini ma da lontano

 ” La solitudine è guardare le cose, è guardare la cenere del
camino, il suo grigio pallore, la sua leggerezza volatile, il
              suo essere stata, ma quando?, qualcos’altro, legna, naturalmente.
Guardarla bruciare nella semioscurità, oltre il
tramonto, guardarla lentamente bruciare e diventare
continuamente qualcos’altro, non fa in tempo ad essere
qualcosa che è già qualcos’altro; legna che pian piano,
ma quanto piano?, si infiamma, prima un po’ e poi completamente,
e dopo è fuoco splendente, che fa luce alla
stanza e ci puoi leggere senza altri lumi, e poi scurisce e
divien tizzone ardente, buono per cucinare la carne se ce
n’hai, buono per osservarlo, ancor meglio di prima,
quand’era legna infiammata che va velocemente, non lo
segui il processo, oh no, non lo segui, troppo veloce il
fuoco agisce, non lo puoi seguire lentamente il fuoco nel
camino, ma i tizzoni sì, i tizzoni si spengon piano piano,
rossi, grigi, neri, segui tutto il cangiante arcobaleno,
caldo, acceso, incandescente. Allora davvero basta guardare
e puoi, se vuoi, seguire il lento consumarsi dei tizzoni
grandi, poi sempre più piccini, rossi, poi grigi, e
dopo neri. Lo stesso nella stanza, prima era chiara, allegra,
sfacciata come un sole, poi piano piano l’unico vivo
cominci a sentirti tu, il fuoco amico non c’è più, non è
più la tua compagnia.; l’ombre son così nere più passa il
tempo, e quasi hai un po’ paura. E quando è tutto buio
sai che nel camino i tizzoni ci metteranno tutta la notte
a spegnersi e diventar cenere, ma tu sei stanco, non hai
più voglia di sta lì a guardare. Raggiungi il tuo giaciglio
nell’angolo più nero e aspetti di diventar senza pensieri,
vuoto sterile asettico quasi un fantasma, così puoi anche
dormire. Dormi, dormi cullato dagli alberi là fuori intorno
alla tua casa, alla tua tana, cappella, tempio solitario.”                                                                                       

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