Burroughs William, Kerouac Jack, E gli ippopotami si sono lessati nelle loro vasche


“ Bé, così gli ho detto: “ Vuoi morire?” e lui ha detto: “ Sì”. Ha fatto un paio di battute e ha cercato di abbracciarmi. Avevo ancora in mano l’accetta, così l’ho colpito in fronte. E’ caduto. Era morto. Ora dammi quei cento dollari. Devo andarmene da questo Paese”
“ Sai cosa ti è successo, Phil? Al ti ha aggredito. Ha cercato di stuprarti. Hai perso la testa. Non ci hai visto più. Lo hai colpito. E’ barcollato all’indietro ed è caduto dal tetto. Trovati un bravo avvocato, nel giro di due anni sei fuori” ( W. B.).

Innanzitutto il titolo: non c’entra niente con il romanzo, non ci sono ippopotami in questa storia. Burroughs e Kerouac sentirono questa frase alla radio a proposito della notizia di uno circo andato a fuoco. Piacque loro e così la utilizzarono come battuta nelle prime pagine del romanzo e poi come titolo di questo loro primissima opera letteraria, rimasta inedita e sconosciuta fino al 2008 e presentata al pubblico italiano quest’anno.

Cosa fa di un romanzo un bel romanzo? Non lo so. So solo che a leggerne certi hai come l’impressione che si siano scritti da soli, e a leggerne altri vedi subito lo scrittore e la sua fatica. Vedi la bravura, ma vedi la fatica. Apprezzo entrambi, invidio e adoro i primi.
“E gli ippopotami si sono lessati nelle loro vasche” appartiene, naturalmente al primo tipo, dato chi ne sono gli autori. Ma la beat generation era ancora di là da venire, siamo tra il 1944 e il ’45 e Kerouac e Burroughs sono solo dei giovani sbandati del Village di New York. Il testo è un fedele resoconto di come viveva un gruppo di ragazze e ragazzi tra i sedici e i trent’anni in questo quartiere in quegli anni. Quattro sono i personaggi principali: Phillip Tourian ( nella realtà Lucien Carr); Allen Ramsay ( nella realtà Dave Kammerer) e gli stessi Keroauc e Burroughs che nel romanzo si chiamano rispettivamente Mike Ryko e Will Dennison.
L’intento originario di Kerouac e Burroughs era raccontare la loro versione del delitto compiuto da Lucien Carr ai danni di Dave Kammerer innamorato di lui fino all’adorazione. C’era anche la volontà di usare questa storia per fare un po’ di soldi con un thriller a sfondo sessuale, ma una volta terminato il libro nessuno editore volle pubblicarlo, e così è rimasto per sessant’anni in un baule fino al ritrovamento da parte degli eredi di Burroughs.
Ma mentre i due si alternavano a scrivere un capitolo a testa, la cosa deve essergli scappata di mano, perché i protagonisti non sono solo il diciottenne Phillip e il trentatreenne Dave, ma tutti e quattro i protagonisti, le loro ragazze, le strade di New York, i locali e ristoranti dove passano il loro tempo, le loro stanze, le loro menti. Le loro menti soprattutto, il loro modo istintivo e spontaneo di pensare, emozionarsi e vivere. E di essere legati d’amicizia tra loro. Tanto da muoversi per la città sempre in gruppo, come se il divertimento in fondo fosse solo quello, stare insieme. Il bello è che non sono affatto simili tra loro, e non condividono le idee gli uni degli altri, come dice a volte Dennison di alcuni di loro: mi fanno venire il voltastomaco. Ad esempio: “Phillip era seduto di fronte a Barbara e ogni tanto allungava il collo e lei gli carezzava i capelli. Mi davano il voltastomaco” ( pag. 132).
Le ragazze poi detestano i ragazzi perché se ne vanno sempre in giro senza di loro, non lavorano e non hanno mai un soldo in tasca. Ma nessuno lascia nessuno. Si usano anche a vicenda senza scrupolo e senza rimorso, come fosse cosa normale tra chi si ama. Quando si è molto amati non capita forse di usare spudoratamente chi ci ama?
E’ quello fa Phillip nei confronti di Allen che lo ama, come ho detto, fino all’adorazione . “Durante il film Al continuava ad allungare il collo per guardare Phillip e a un certo punto è andato a sedersi nella fila accanto dove poteva osservare il profilo di Phillip senza ostacoli” (pag. 89).
Il loro è un rapporto morboso e anche un po’ sadico. “ Phil ha spinto la paprika verso Al dicendo a voce alta: Dai, Allen, vediamo se riesci a mangiare un cucchiaio di questa roba. Keats ci è riuscito…Così Al si è ficcato tutta la paprika in bocca e l’ha tenuta lì…Tieni, ha detto Phillip, bevici insieme un po’ d’acqua. Così è ancora peggio. Così Al ha bevuto l’acqua mentre lacrime copiose gli solcavano la faccia e diceva Ouu! E poi sorrideva a Phillip…continuava a dire Ouu! E a sorridere a Phillip, come un idiota che brucia sul rogo e sorride e scuote la testa e dice ai suoi aguzzini: Urca ragazzi se scotta! (pag. 98).
La loro relazione si concluderà tragicamente, come nella vita reale, con l’uccisione di Al da parte di Phillip.
Uno degli aspetti interessanti del romanzo è che non ricalca come i fatti furono manipolati nella realtà per rendere meno pesante la condanna di Phillip in tribunale. I suoi avvocati fecero di tutto per rappresentarlo come la vittima, colpevole era l’ucciso che aveva molestato sessualmente il ragazzo costringendolo a difendersi ferendolo mortalmente con il suo coltellino da boy scout.
L’interessante nel modo in cui viene raccontata la vicenda nel libro è che la finzione è in grado di sfidare la realtà per svelarne la falsità. La finzione è più vera della realtà.
Nella realtà i fatti possono essere manipolati, la finzione li svela, nel senso letterale di togliere loro il velo dell’ipocrisia e della manipolazione a favore di qualcuno contro qualcun altro. Da come viene raccontato il delitto nelle ultime pagine del romanzo Phillip uccide Allen semplicemente per sbarazzarsene. Mike gli chiede:” Così ieri sera ti sei sbarazzato del vecchio. Dov’è?”. “Nello spiazzo di un magazzino”. “Morto?”.” Ovvio”. “ Bene bene”, ho detto, e lui mi ha guardato di traverso, sorridendo (pag.143).
Comunque sia il rapporto tra Allen e Phillip che si snoda nel romanzo è intrigante non poco. Avvince il lettore e lo tiene attaccato alla storia “per vedere come va a finire tra loro”. L’adorazione del primo nei confronti del secondo fa tenerezza e simpatia, il cinismo del secondo nel far finta di volersi continuamente sbarazzare di lui, quando invece lo usa per ricevere favori e soldi, lo capiamo. Lo conosciamo.
E poi, come dicevo prima, c’è la vita di un gruppo di giovanissimi ragazzi, hippies ante litteram , un po’ malinconici rispetto a quelli della summer of love di vent’anni dopo, ma come loro refrattari a regole, autorità e leggi, e già dediti ad una libertà sessuale inimmaginabile nell’Italia di quegli anni, che bevono molto alcol, fanno vita di strada, non si integrano, vivono alla giornata. Ma non hanno un sogno, non elaborano un’utopia, degli ideali, o un sentiero spirituale, come avverrà molto più tardi ai giovani di San Francisco. Una decina di anni dopo diventeranno degli scrittori, diventeranno la beat generation, impareranno a scrivere gli uni dagli altri, saranno comunque, come dimostra anche questo romanzo, un piccolo gruppo letterario dal talento immenso.
Alcuni dettagli dello stile: nonostante il romanzo sia scritto a quattro mani non ho notato differenze di rilievo tra i capitoli scritti da Kerouac e quelli scritti da Burrounghs; lo stile è piatto, monotono, ma non noioso e questo è un vero miracolo;la storia non “cresce” per sfociare nel delitto come i veri thriller. Non c’è un crescendo di tensione tra Phillip e Allen tale da rendere il delitto in qualche modo spiegabile. Il delitto semplicemente accade. “ Ho scolato il Calvert e di punto in bianco ho visto Phillip che fissava il vuoto mentre due lacrime gli solcavano la faccia. Ero imbarazzatissimo, non l’avevo mai visto piangere. Volevo mettergli la mano sulla spalla e alla fine gliel’ho messa. “C’è un tempo per ogni cosa” ho detto “c’è un tempo anche per uccidere. Saroyan” (pag.145).

APPROFONDIMENTI IN RETE
http://www.adelphi.it/libro/9788845925894  
http://www.ilsole24ore.com/art/cultura/2011-06-16/quando-kerouac-burroughs-stavano-160256.shtml?uuid=AatMUNgD  
http://www.ilmessaggero.it/articolo.php?id=36555&sez=HOME_SPETTACOLO  

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