I doni della vita di Iréne Nèmirovsky dimostra che si può essere spietati nello scrivere, ma lo si può fare senza enfasi, parole assolute, tragiche. Dimostra questo romanzo che usare la semplicità, la calma nel descrivere personaggi ed eventi estremamenti negativi, fa essere appunto più spietati nello scrivere. Più di quando si usano termini forti e pieni di punti esclamativi. E’ difficile farlo quando, come ne I doni della vita si descrivono personaggi diversi tra loro. Nel romanzo in realtà la contrapposizione principale è tra vecchi e giovani. E’ un mondo chiuso quello descritto dalla Nèmirovsky; tutti i personaggi appartengono alla stessa classe sociale: la borghesia delle piccole città francesi nei primi decenni del ‘900.
In gioventù i personaggi cercano una propria strada, non vogliono omologarsi allo stile di vita dei loro genitori, ma questa scelta si paga amaramente. L a famiglia sembra essere l’unica istituzione degna di credibilità, ha regole che non possono essere trasgredite, pena l’esclusione dalla protezione soprattutto economica che essa garantisce a chi ne fa parte.