Mie riflessioni su Il grande sacerdote di Timothy Leary

Il titolo è autoironico, dato che il sacerdote delle sedute psichedeliche a base di funghi allucinogeni e LSD di cui si parla nel libro è proprio,lui, Timothy Leary. Si tratta di un libro strano, complesso, importante. Per cosa? Per tentare di capire da “ quaggiù”, dal presepe ideologico che è sempre stata L’Italia, come viveva quella strana America degli anni ’60 che aprì a se stessa le porte della percezione. Epoca che si concluse quando l’LSD divenne illegale.
Riflettere su questo libro a me ha fatto venire in mente l’Obama che nei giorni scorsi ha vinto le elezioni americane e che nel primo messaggio twitter dopo la vittoria ha postato una foto in cui abbraccia sua moglie sullo sfondo del cielo. Piuttosto anni ’60, quella foto. E forse anche un po’ psichedelica. Tra noi e l’Obama della foto e della sua vittoria politica c’è la stessa distanza che c’era nel’60 tra l’America e noi. Qualcuno fa ricollegare questa distanza al fatto che noi avevamo avuto la guerra in casa e gli americani no. Comunque sia questo libro è così profondamente americano che ha me ha ricordato Obama. In entrambi i casi ho provato un po’ di pacata invidia. Perché da noi tutto si ripete così tanto uguale a se stesso e invece “là da loro “ tutto cambia e non si ripete mai. A parte queste considerazioni del tutto personali, Il Grande sacerdote è un bellissimo libro. Ma per apprezzarlo bisogna liberarsi ( anche se momentaneamente) delle nostre idee morali sull’uso delle droghe, altrimenti a leggerlo invece di divertirsi si soffre. Per divertirsi bisogna leggerlo come un romanzo, ed è così che Timothy ce lo propone, in effetti. Si tratta del racconto di 16 sedute di sperimentazione controllata di quel che accade nella mente umana se si assumono funghi allucinogeni contenenti psilocibina dosi di LSD. Il tutto faceva parte di una ricerca che lo psicologo Timothy Leary stava conducendo presso l’Università di Harvard dove insegnava. Le sedute raccontate nel libro avvengono in casa di Leary. Qui si radunano le più varie persone, poeti come Allen Ginsberg, personalità come Arthur Koesler o Richard Alpert.Ad ogni seduta è dedicato un capitolo. In ogni capitolo avvengono sia cose simili che diverse. Le persone prima di prendere la droga in genere hanno tutte paura, ma la vincono per poter effettuare l’esperimento e vedere come la mente possa aprirsi ad altre dimensioni. C’è che sclera di brutto e chi invece assiste tranquillo e gioioso a quel che gli accade ( cambiamento dei colori, stati euforici, felicità, stati mistici o profetici). In ogni delle 16 storie raccontate c’è sempre un personaggio principale chiamato “la guida”, ma in realtà chi tiene i fili di ogni esperimento è Leary stesso. E’ infatti sua convinzione che ogni seduta richieda un “curandero”, qualcuno cioè in grado di assistere i presenti nel momento del bisogno, della paura ad esempio. Pur ingerendo anche lui ogni volta la dose della droga è quello che rimane più controllato di tutti, che si occupa del thè e del cibo per tutti, e che si preoccupa che le sedute psichedeliche non turbino sua figlia e le sue amiche che al piano superiore stanno facendo un pigiama party. Ci sono anche personaggi sgradevoli in questa saga o epopea psichedelica. C’è chi fa affiorare il peggio di sé, l’aggressività ad esempio. Allen Ginsberg sotto l’effetto dei funghi estremizza la sua vena profetica così presente nei suoi lunghi poemi; recita brani di Urlo e si propone come il Messia della nuova epoca psichedelica. Arthur Koesler dirà di preferire l’alcol: “ L’alcol è uno stimolante sociale”, afferma. “Ti riscalda, ti fa sentire più vicino agli altri. I funghi sono sostanze asociali”. “ Oh mio caro Arthur”, gli risponde Leary, “ devo proprio dirti che pensavo tu avessi capito meglio il gioco”. (pag. 183)Ma in realtà finché le sedute psichedeliche rimarranno all’interno di una sperimentazione universitaria neanche Leary sarà in grado di lasciarsi andare fino in fondo, A cosa?Al potere di liberazione sessuale dei funghi. “ Dio e il sesso sono i due temi conduttori della danza…Liberati della ragione e rimarrai in compagnia di Dio e della vita – e la vita è sesso. Era troppo in quel momento il suo senso del dovere verso l’Università. Solo dopo l’abbandono della carriera universitaria Leary reinventerò se stesso…” dopo che ruppi i ponti con Harvard e la psicologia, dopo che resuscitai il mio corpo e mi misi in viaggio verso l’Oriente” (pag. 187).
Come dicevo all’inizio, il libro si legge come un romanzo e narrativo è il suo stile di scrittura. Ha una logica tutta sua, infatti è fatto mischiando tanti libri. C’è il libro principale che racconta, romanzandole, le 16 esperienze psichedeliche di Timothy e amici. E poi c’è il libro parallelo fatto delle centinaia di note scritte sui margini delle pagine dove si raccontano altre storie di Leary, della sua famiglia, del processo che subirà per possesso di marjuana, storie relative ai personaggi presenti nel libro. Il tutto in un intreccio bello e confuso in cui bisogna semplicemente nuotare nel gran mare del linguaggio, come suggeriva di fare Kerouac. Poi c’è il terzo libro, fatto di brani tratti da l’I Ching, che sintetizzano, a modo loro, l’atmosfera del capitolo che si andrà a leggere. Come esempio cito quello presente nel primo capitolo che non poteva che recitare: “ Nuvole e tuoni/ l’immagine della difficoltà all’inizio/ così l’essere superiore/ trae ordine dalla confusione. Mentre il 16° recita: “ La condizione delle Terra è la dedizione ricettiva/Così l’uomo superiore che ha carattere aperto/ conduce il mondo esterno”.
L’intero esperimento viene effettuato sulla base della teoria di Leary che permeerà di sé l’intera epoca hippy: turn up ( accenditi); turn in ( entra in sintonia); drop out ( distaccati). Ma questo non basta. Nello stato psichedelico la mente è enormemente suggestionabile, e quindi vulnerabile. Leary si chiede: “come bisogna comportarsi nei confronti di questa vulnerabilità?…: pianificazione spirituale e preghiera”, è la risposta che Leary si dà (pag. 202-203). E spiega: “Pianificare il chi, il dove, il quando e il perché e il come della seduta…Con chi? Da solo o con gli amici intimi che condividono i tuoi fini spirituali. Dove? In un ambiente libero da distrazioni mondane. Quando? In un tempo sacro dedicato alla ricerca spirituale….Perché? Per trovare Dio…Come? Tramite la preghiera…La preghiera è il linguaggio energetico di Dio” ( pag. 203).
Alcuni capitoli del libro sono dedicati ad un esperimento effettuato da Leary nelle carceri, nel quale a dei volontari furono dati i funghi allucinogeni allo scopo di favorire, nella visione di Leary, la loro riabilitazione come persone. L’esperimento aveva l’approvazione delle autorità di Harvard e di quelle del carcere ( Casa di Correzione di Concord, Massachusetts). Ci sedemmo attorno a un tavolo in una tetra stanza d’infermeria con pareti grigie, pavimento d’asfalto nero, sbarre alle finestre, e cominciammo ad illustrare a quei sei uomini scettici e sospettosi le caratteristiche di un’esperienza che avrebbe potuto cambiare la loro vita” (pag. 215). Il racconto della seduta in cui sia gli psicologi di Harvard come Leary che i sei carcerati prendono la psilocibina è una delle parti più belle del libro. Citerò solo l’esempio del detenuto sassofonista di jazz eroinomane che si è fatto portare un disco di Sonny Rolling e ascoltandolo sotto l’effetto della droga dice agli altri: Sono in paradiso…sto vibrando come mai ho vibrato prima e tutto questo in una prigione…(pag. 219).
Nella seconda parte del libro l’esperimento cambia, al posto dei “funghi sacri” de Messico si assumono dosi di LSD. Così Leary riassume nel libro questa nuova esperienza: “ Sono passati cinque anni dal mio primo viaggio con l’LSD in compagnia di Michael Hollingshead. Viaggio che non ho mai dimenticato. Né è stato per me possibile far ritorno al genere di vita che conducevo prima di quella seduta…Da allora, cinque anni fa, ho capito con estrema chiarezza che ogni cosa che percepisco, ogni cosa dentro e intorno a me, altro non è che una creazione della mia coscienza….Dopo quella seduta risultò per noi inevitabile lasciare Harvard, lasciare la società americana e passare il resto della propria vita come nomadi, seguendo fedelmente le istruzioni dei nostri programmi interiori e gentilmente trascurando le pazzie sociali ristrette, parrocchiali” (pag. 288).
Nel margine di una delle ultime pagine del libro scrive Leary qualcosa che secondo lui è il senso di tutta la sua esperienza con le sostanze psichedeliche e che personalmente trovo interessante ma che non condivido. Dice infatti il testo: “ Per accenderti hai bisogno di un sacramento. E’ una cosa esterna, visibile, che muove la chiave delle porte interiori. Un sacramento deve provocare dei cambiamenti corporali. Il sacramento ti proietta fuori dal gioco dello studio televisivo e ti prepara al flusso interiore di due miliardi di anni” (pag. 353)
Perché non condivido queste affermazioni? Perché è mia opinione che il “sacramento” sia un fatto tutto interiore, sia una ricerca dentro se stessi che si può e si deve fare senza l’uso di alcuna sostanza. Ciononostante ho trovato intensamente interessante questo libro. Come si è capito quello che proponeva Leary era un uso religioso delle sostanze psichedeliche; tutto il contrario di quello che poi invece avvenne, cioè l’uso dell’LSD a fini di puro “sballo”. Negli anni ’70 quando ormai l’uso di sostanze come l’LSD divenne di massa in America, molti giovani si recarono a Kathmandu dove le droghe erano legali ( smisero di esserlo a metà del ’70). Qui alcuni si persero, altri videro nelle droghe un passaggio verso altre esplorazioni della mente e si avvicinarono al buddismo tibetano; le droghe avevano fatto capire loro che la mente non è qualcosa di statico e immutato, con stabili e rintracciabili caratteristiche; la meditazione fece loro intraprendere un viaggio dentro se stessi senza l’aiuto di “sacramenti” esterni che per molti dura tuttora.
Di Leary ricordo il romanzo – biografia La fuga sulla sua permanenza in carcere per uso di marijuana e la sua fuga in Algeria. Ricordo anche un libro di poesie “Poesie psichedeliche”.

Timothy Leary, psicologo e scrittore americano ( Springfield 1920 – Beverly Hills 1996)

Pubblicato da Dianella Bardelli

In questo blog sono presenti miei racconti, mie recensioni di romanzi e saggi su vari argomenti, soprattutto sulla letteratura della beat e hippy generation. Scrivo romanzi, spesso ambientati negli anni '70-'80'; e poesie; ne ho pubblicati alcuni : Vicini ma da lontano, I pesci altruisti rinascono bambini, Il Bardo psichedelico di Neal ; è un romanzo sulla vita e la morte di Neal Cassady, l’eroe di Sulla strada. Poi ho di recente pubblicato il romanzo "Verso Kathmandu alla ricerca della felicità", per l'editore Ouverture; ho pubblicato un libretto di poesie: Vado a caccia di sguardi per l'editore Raffaelli. Ho ancora inediti alcuni romanzi, uno sulla vita e la poesia di Lenore Kandel, poetessa hippy americana; un secondo invece è un giallo ambientato nella Bologna operaia e studentesca del '68; un terzo è è sull'eroina negli anni '80 a Milano e un altro ancora sul tema dell'amore non corrisposto. Adoro la letteratura della beat e hippy generation, soprattutto Keroauc, Ginsberg e Lenore Kandel. Scrivo recensioni su http://samgha.me/ e http://cronacheletterarie.com/ mio profilo in Linkedin: http://www.linkedin.com/pub/dianella-bardelli/45/71b/584

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