Una volta ho lavorato in un’osteria per vedere com’è

Allora stavo con un uomo che aveva un’osteria. Ci lasciavamo spesso, litigavamo; ci lasciavamo, ci riprendevamo. Alla fine poi ci lasciammo davvero. Comunque una volta che eravamo lasciati perché lui si era messo con un’altra, gli dissi: almeno trovami un passatempo per la sera, mi sento sola. Allora lui disse ad una sua amica che aveva un’osteria di prendermi a darle una mano dalle nove della sera in poi. Durò solo una settimana, poi mi stufai e non ci andai più. Fu un’esperienza interessante. L’osteria per quella donna era “il suo posto”. Di comando. Di potere. Me lo sono sudato, ci sguazzo e ci guadagno tutti i soldi che riesco a guadagnarci, sembrava continuamente far capire con il suo modo di fare. Si chiamava Rita, era bassina di statura ma con un viso carino e un bel personale. Faceva la sua figura anche per il modo deciso, imperativo di parlare. Io non avevo mai lavorato in un locale ma ero molto curiosa di farlo. Me la cavai fin dalla prima sera. Bisognava apparecchiare e poi sparecchiare portando via tonnellate di gusci di arachidi e semi di zucca, montagne di piatti di salmone e burro con pane tostato, altre montagne di tagliatelle al ragù, oltre a bottiglie di birra e vino, bicchieri di tutti i tipi, per acqua, vino, liquori. Parte del tempo lo passavo accanto a Rita dietro il bancone dove lei mi istruiva sul da farsi e intanto si versava un po’ di vino per tirarsi su e portare avanti la serata. Comincia anche io a versarmene un goccio ogni tanto, magari mentre lavavo i bicchieri. Poi andavo avanti e indietro dalla cucina che era piccola e per niente di livello professionale. Tutto si faceva su una cucina economica normalissima e su un tavolo di formica. Poi c’era un tavolo più piccolo per l’affettatrice dei salumi. Per preparare le portate di salmone si sprecava un sacco di burro, anche per preparare i tagliolini al salmone, ma allora le osterie non erano ancora attrezzate come ristoranti e tutto era un po’ raffazzonato. Ma almeno nell’osteria di Rita di soldi se ne facevano, anzi ne faceva lei a palate. L’ultima sera stavo lavando dei bicchieri dietro il bancone. Uno che stava lì davanti e mi guardava disse: da come lavi i bicchieri si capisce che sei timida e insicura e che stai male per qualcosa. Io non risposi niente.

Pubblicato da Dianella Bardelli

In questo blog sono presenti miei racconti, mie recensioni di romanzi e saggi su vari argomenti, soprattutto sulla letteratura della beat e hippy generation. Scrivo romanzi, spesso ambientati negli anni '70-'80'; e poesie; ne ho pubblicati alcuni : Vicini ma da lontano, I pesci altruisti rinascono bambini, Il Bardo psichedelico di Neal ; è un romanzo sulla vita e la morte di Neal Cassady, l’eroe di Sulla strada. Poi ho di recente pubblicato il romanzo "Verso Kathmandu alla ricerca della felicità", per l'editore Ouverture; ho pubblicato un libretto di poesie: Vado a caccia di sguardi per l'editore Raffaelli. Ho ancora inediti alcuni romanzi, uno sulla vita e la poesia di Lenore Kandel, poetessa hippy americana; un secondo invece è un giallo ambientato nella Bologna operaia e studentesca del '68; un terzo è è sull'eroina negli anni '80 a Milano e un altro ancora sul tema dell'amore non corrisposto. Adoro la letteratura della beat e hippy generation, soprattutto Keroauc, Ginsberg e Lenore Kandel. Scrivo recensioni su http://samgha.me/ e http://cronacheletterarie.com/ mio profilo in Linkedin: http://www.linkedin.com/pub/dianella-bardelli/45/71b/584

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