Porte
di ghiaccio, che non si aprono che nessuno apre che non si apriranno mai
di cui s’è persa la speranza di cui s’è persa la chiave
dei pensieri dei miei pensieri dei suoi pensieri tristi dei suoi pensieri di morte
 dell’ultima ora, nere antiche, di tutti i bagni del mondo, tonde quadrate dipinte
 dipinte ad arcobaleno come l’arcobaleno
 porte del cielo, che volano, sono nuvole pesanti che non so aprire
che mi illudo di aprire che mi illudo che aprirò
 misteriose dietro cui non c’è nulla dietro cui c’è quello che c’è qui
 che fan capire che è tutto uguale, della morte della vita della vittoria dei vittoriosi
aperte chiuse piccole
delle chiese del rosario della croce, in croce
 bluastre, sanno di sale
della mia vita, tante piccole e grandi
una sola, quella per te, dice Kafka, una sola ma non la riconosci
 che negano che si voltano che non ti vogliono
 dietro cui c’è Dio in “persona”,dello spirito, dello Spirito Santo, per l’aldilà
dopo la morte, animate saltimbanche come uscite come entrate
del cinema del teatro della vita breve di tutti e di nessuno
 che stridono che suonano, silenziose magiche bianche
che non ci sono ma si vedono che non si vedono ma ci sono
 che portano, che portano alla poesia che portano dappertutto che portano alla stazione
 che portano sulla cattiva strada che portano da te, da me, da lui
esteriori interiori d’accesso
 quando deliri che ti fan paura dell’ascensore strane storte da drogati
 che sbattono da cui esci e non torni più
 delle prigioni della camera della morte del carnefice dell’ultima mezz’ora
 dell’ultimo secondo dell’ultimo respiro
 per provare, di legno di vetro di ferro belle brutte
da chi se ne frega del parrucchiere dove si va a sudare
 dove si va a capire improvvise sacre della visione dell’apriti cielo
 dell’ateo del non ci credo del non ci credo più da cui mandi via qualcuno
della ragione della fantasia dell’immaginazione della mente della percezione


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