sax d’autunno
allunga la nota
liquida, triste
lenta, autunnale-
vibra tra le stanze
entra, esce, va
ci sfiora appena-
poi altri
più noti suoni
sax d’autunno
allunga la nota
liquida, triste
lenta, autunnale-
vibra tra le stanze
entra, esce, va
ci sfiora appena-
poi altri
più noti suoni
occhio di luce
fredda erba
bianca d’ottobre
a strisce
di terra scura
grassa di pioggia.
Un occhio di luce
lo sguardo incenerisce
come un ufo bianco-
allarga il suo raggio chiaro-
allungandosi si schiaccia.
Circondato di nubi
si sdoppia
solo per me-
in se stesso si specchia
autunno
la terra profuma
di zenzero, spezie dolci
arance rosse-
foglie e rami dei gelsi
sono alghe sontuose
mosse da correnti
di golfi e mari-
ma il cielo
rimane cielo
lento incupisce
e ci lascia soli
mattino d’ottobre
dalla nebbia segreta
l’eco di spari
s’apre un varco
nell’ aria mattutina-
gracchia più forte il corvo,
avverte tortore e colombe,
vite sommerse
d’alberi e cespugli,
la terra stessa
appena lavorata-
uno stormo immenso
come un tornado nero
s’aggira alto nel cielo
narrando geroglifici,
disegnando spirali,
corridoi azzurri,
nuotando in montagne d’aria-
infinito é l’argine
ma lontano
il tempio
l’azzurro sceglie d’esser cielo
e quindi cosmo immenso,
sapore d’infinito,
sospeso vuoto chiaro-
il rosso ride
nei riquadri sgargianti,
nei nastri appesi,
nelle stoffe voluminose ed ampie-
l’oro é opaco
e ha molte ombre
definisci il territorio sicuro e servitene come di un’ ancora
un’isola, naturalmente-
intorno una spiaggia
nuda-
mosso dal vento
un unico immenso cespuglio
verde, basso, spinoso-
non é sospesa l’isola
é fissata nel mare
che é un mare finto
di vetro
d’alabastro verde
opaco-
in mezzo bolle trasparenti
come canocchiali
puntati
sul centro d’una terra
rossa, vischiosa
come un cuore umano
autunno
la fine ha il dolce sapore
dell’ultimo frutto dell’orto,
della terra più fina,
dell’ombre leggere
che affrettano il tramonto
e non rinfrescano più-
tutto é velato
d’un tulle raffinato
come una cipria
d’essenza di frutta cotta
zucca arrostita
e mele rugginose e dolci-
non so perchè chiamiamo morte
quello che passa e diventa
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