Avanzano a passo lento, avvolti completamente nella nebbia, i cavalli li hanno coperti con teli di lana; camminano quasi alla cieca su un terreno fangoso, a volte su tratti erbosi o sterrati. Vanno al passo lentamente, come di malavoglia; i cavalieri non li pungolano, non li fanno andare più velocemente; camminano al loro fianco tenendo le briglia lente; non c’è fretta di arrivare, non c’è meta urgente da raggiungere; si va nella nebbia fitta d’autunno; il fiato compatto e grigio ad ogni respiro esce dalle bocche degli uomini e dei cavalli e si confonde subito con la nebbia, bagnata che li circonda. Ogni tanto la guida urla “ Si passa di qua, seguitemi”; al che tutta la lunga fila d’animali e uomini lo segue, fa una curva o scansa un improvviso cedere del terreno.
Passano le ore e si continua ad andare al passo e lentamente.
Infine lo strapiombo, netto e inesorabile, infinito. La loro meta.
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Cespugli sparsi
Nebbia che cala –
nel gran prato cespugli sparsi –
sterpaglia secca ma ordinata
in file regolari
come a coltivazione –
son grandi
tondi
son come culle nere
nella bruma d’inverno
Nebbia
Primo mattino-
negli occhi nebbia
sul viso caldo
il sole diventa la luna
Nebbia
C'è una nebbia
che lenta avvolge le cose lontane
e piano gli toglie il teatro e i colori –
invece vicino fiorisce la siepe
di rosso e di nero di bacche
in mezzo a foglie scure
di un verde di cielo notturno –
benefica e fredda mi avvolge l'aria
Nebbia
Lungo la linea della nebbia
re e regine
non alberi, fossi e argini
solo la terra è terra –
un tempo nella campagna
di un pomeriggio d'autunno
vedevo elefanti –
ora non più
All’improvviso
all’improvviso
si prosciuga
il lago della nebbia-
dalla terra nera
cosmici vapori
s’alzano –
attirati dall’argine
e da un sole opaco e bianco
solenni e leggeri
levitano
verso un sol punto
tutti insieme viaggiano
come anime cadute
chiamate
dalla luce che avevan perso
Nebbia azzurra delle 15,03
non è il tramonto
ma sui sentieri
cala una nebbia azzurra
come il cielo laggiù
vicino a quel chiarore rosa-
più densa ai lati dei campi
giunge con l’onda attutita
dei cani del paese-
io e Kia andiamo
su sentieri erbosi e acciottolati
tra fossi d’acqua gelata
e alberi neri
come la terra-
scomposta
in questa armonia assoluta
sento, sguaiata,
la mia voce
Mattino
Amaro
è oggi l’odore della nebbia-
si disperde nello sguardo che va intorno
come i colombi che s’ aprono nel cielo grigio-
colorata si addensa sull’argine
La porta di nebbia
Davanti a me
a cento metri, a cento passi
una porta a vetri
fatta di nebbia,
un velo sottile
un velo sottile di nebbia-
un quadrato
o un rettangolo
ben sagomato
grigio chiaro-
è nebbia,
un quadrato di nebbia
messo lì
a guardia del cammino,
netto, gigante-
una porta di nebbia
che mi divide
un pezzo di qua
un pezzo di là-
cos’è? Mi domando
da lontano-
una porta, rispondo-
intorno il sereno
buca la nebbia il sax,
l’illumina, l’accende,
fa risplendere l’ultime rose,
diventar più verde l’erba
e le foglie non ancora ingiallite-
vestito di luce riempie le stanze,
come un’onda
bianca di silenzio-
poi s’immalinconisce
diventa piccolo,
si spegne
e ritorna in se stesso