vado in vacanza per una quindicina di giorni
e non potrò aggiornare il blog
a presto!
Dianella
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Dianella
Amore ingrato
( ascoltando Non ti scordar mai di me
Cantata da Giusy Ferreri)
L’amore ingrato
diventa leggenda
personaggio mitico
letterario
nutrito dal pathos
da un cuore caldo
dilatato
che comprende l’aria, gli alberi
le strade
le automobili
i negozi
i marciapiedi
i cortili
e le insegne-
l’amore ingrato
e un disco che suona, suona
a volume sostenuto
alto
che non fa sbadigliare-
l’amore ingrato
è un’orchestra
ben affiatata,
entusiasta
che ha caldo
e suda
e ce la mette tutta-
è un brano jazz
improvvisato
senza note scritte,
con la voce del sax
che se ne va
verso il cielo
in un salmo,
inno di ringraziamento-
perché senza amore ingrato
non c’è né suono
né poesia
né caldo
né sudore-
l’amore ingrato:
semplice
che si dà
dà se stesso
che sta nel mondo
e ci gode
la tenda
una tenda
dura, pesante
sbatte lenta
nella camera accanto-
sono le immense
orecchie brune
smangiucchiate
con orli rosa
di una testa d’elefante-
il suo occhio tondo
guarda di lato-
la fronte schiacciata, grande
di tre quarti
Campagna
sole di luglio-
spira un vento
chiaro, leggero, fresco-
anima i girasoli
l’erba medica
e i fossi erbosi-
dai finestrini
non vedi niente
e pensi
a una campagna solitaria,
al caldo,
al sole accecante
grande in mezzo
al cielo senza nubi-
se cammini o pedali in bicicletta,
se osservi e odi
quel che succede intorno,
senti strane presenze
tra gli alberi, i cespugli
le foglie del sorgo-
pensi sia il vento-
invece sono mille vite
che sbucano
improvvise da un cespuglio
rumoreggiando
furiosamente-
oppure é un luì
piccolissimo
che vola e strepita
a strappi, singulti
come chi ha perso tutto
o il nido affettuoso-
poi improvviso
il gran getto d’acqua
fresco d’arcobaleno
coi suoi colori antichi-
poi c’é la terra viva
già rivoltata
a grandi zolle umide e lucenti-
e l’ombra
della pila del fieno
dove vorrei
sedermi, rifugiarmi
nascondermi-
infine
la gran sorpresa
del nero stormo
che entra – esce
dal campo fitto, verde, alto
per poi tuffarsi tra i girasoli
tutto insieme o a gruppi-
là dentro migliaia di occhi
cercano cibo, acqua, rifugio
nessuno potrà dire:
campagna desolata e vuota
vento di pianura
il vento di pianura
ha il suono del mare
in tempesta di Maremma –
in un pomeriggio d’agosto
dopo ogni possibile tuffo e gioco
e bracciata veloce
sull’onda-
e sabbia arroventata
diventata fresca-
e l’ombre delle dune
che s’allungano
fino alla riva-
e intere famiglie
e coppie e comitive
che tornano
arruffati e felici
alla doccia
alla cena
al chiar di luna
per il compleanno di S.S. il Dalai Lama
in una sala di New York
in un giardino di Dharamsala
in un Gompa in Mongolia
in una Chiesa di Parigi-
porta sulle spalle
tutte le nostre pene-
leggero delle sue
pomeriggio estivo
reti – giardini – prati assolati
chiome d’alberi
tonde allungate o rade-
una tortora
trasparente
bianca
immobile,
lo sguardo dritto
a prendere l’aria
e farsi guidare
scivolare
portare
dal centro del cielo
a un prato, un ramo
un tetto, una grondiaia
un filo-
una rondine, sola
passa nel cielo azzurro
ma molti merli
saltellano nel prato,
volano sì
ma in fretta
e solo per necessità-
un ramo della betulla
esausto dal vento caldo
s’allunga all’infinito-
sul prato riarso
galleggiano ombre
dei cespugli
o di qualcuno
che s’é perso in cielo
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