37 minuti
( la poesia è frutto di una registrazione durante una passeggiata, trascritta successivamente; per tutta la poesia rumore di passi su una strada di sassolini )

Il triangolo di foglie invecchia-
non sono più gialle
si estinguono
dentro la terra nera-
piccoli trattori intorno
prato verde di grano in fondo-
gli alberi sono spogli
è cambiato il colore
non è più vecchio rame,
flaccide le canne sventolano-
io vibro ancora di Allen e Jack
ieri sera nominati, resuscitati, rinvigoriti-
l’amore è vero va oltre la morte-

dalla terra spunta erba alta già sui bordi,
fiorellini viola splendono nella nebbia, senza sole-
splendono ugualmente-
l’argine è spoglio, rasato, nudo
ci si può camminare
ma ha perso il suo splendore
la sua bellezza-
la mia on the road è bianca
piena di sassolini,
il mio grattacielo RCA
è un argine basso
ma di lì domino il mio mondo
come dice Allen i miei possedimenti-
l’argine ora è come un vecchio
a cui per qualche ragione
hanno tolto un po’ di vita,
forse gli hanno tolto la barba
o le gambe-
l’argine è come un vecchio
senza sesso, senza più amore-
ci si può camminare adesso sull’argine
 prima non ci si poteva camminare
ma a vederlo era bello:
spighe, canne, ciuffi
splendevano anche nella nebbia-
oscillavano, oscillavano sempre
ma non ci si poteva camminare-
ma qualche triangolo di ciuffi e spighe
è rimasto-
triangoli sull’argine
lasciati lì per pietà, misericordia
per bellezza, chissà…
li hanno lasciati a memoria
di chi, di cosa…

salgo il sentiero di canne macerate, inumidite
tutta la terra domino,
salgo a dominare i campi-
come Allen sul grattacielo dell’RCA,
ma non ho gli occhi rossi
che aveva quel giorno Allen,
ma domino lo stesso all’intorno,
all’intorno domino-
c’è vento sull’argine
un vento freddo,
nebbia-
la terra è diseguale, arata poco
sbriciolata in certi punti-

la poesia è un bisturi
ci si apre il petto, si tira fuori il cuore
e lo si dà a qualcuno,
anche solo a se stessi-
mi volto, un piccolo falco
sta sopra l’argine
muove agitato le ali
in cerca di topolini, talpe-
il falco sta fermo lì sull’argine
fermo, a bassa quota-
agita forsennatamente le piccole ali
ma non trova cibo-
la nebbia sta calando,
il vento aumenta
un topolino corre sull’erba fresca dei bordi,
sparisce sotto terra-

oggi sarà un giorno
di nebbia e vento-
guardo intorno, cerco nella nebbia
castelli lontani di alberi diseguali-
immagino un folletto
che sulle cime passa da un albero ad un altro-
l’albero spoglio è bello
piccole foglioline nere, grigie
ancora attaccate, frutti vuoti-
io cammino
mi avvio verso casa a scrivere,
perché non so…
comunque scrivere,
scrivere per nessuno
neanche per me,
solo l’atto
non per lasciare traccia o per dire
ma per vibrare un pochino
almeno per non essere quell’argine
che è stato rasato
sul quale adesso è facile camminare-
vado a casa
e scrivo, non so perché…
ci sono giorni in cui dico
scrivo per questa persona…
altri giorni in cui dico…
il falco non lo vedo più,
liquida un po’ di angoscia,
passeggera,
liquida un po’ d’angoscia-
forse perché sono alla fine
della passeggiata,
è pur sempre la fine di qualcosa-
per terra un sasso a forma di cuore

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