L’incastro narrativo di questo romanzo è molto interessante. Sembra quasi un giallo, ma in realtà è un romanzo sociale e psicologico. C’ è un disturbo della personalità alla base della storia. Viene evidenziato fin dalle prime pagine.
Far finta di essere qualcun altro lo facciamo tutti in fondo. Pirandello ce lo ha spiegato e raccontato nei suoi lavori teatrali e nelle sue opere in prosa. “Kim Ji-Young nata nel 1982” ci mostra come la protagonista sia arrivata a credersi un’altra persona.
Di questa donna si racconta la vita da quando è piccola a quando è già sposata ed ha una figlia. Tanti particolari della sua quotidianità ci mostrano come nella società della Corea del Sud siano preponderanti i privilegi dei figli maschi rispetto alle femmine. I maschi hanno cibi migliori, vestiti di prima scelta, si pagano loro studi costosi di cui si privano invece le femmine. Man mano che la protagonista cresce la sua condizione di inferiorità in quanto femmina l’accompagna sempre. Sul lavoro guadagna meno dei suoi colleghi maschi, non viene mai scelta per incarichi di responsabilità, il tutto però mascherato da modi gentili e belle parole. Ogni volta che Kim Ji-Young viene discriminata soffre molto, ma è incapace di ribellarsi. La stessa cosa avviene quando lei e suo marito aspettano un bambino, anzi una bambina. Sarà rispettata meno per questo dai suoceri. Dovrà inoltre essere lei e non suo marito a licenziarsi per occuparsi della loro bambina.
Tutto questo riempie di rabbia repressa Kim Ji-Young, ma non se la sente di opporsi alle “usanze” sociali del suo paese.
Al culmine della sua frustrazione repressa per essere diventata una casalinga che vive alle spalle del marito, la protagonista comincia ad identificarsi in persone diverse. Non fa finta di essere un’altra persona, nella sua mente lei lo è veramente.