SSCN0131 

Sabato 6 Giugno 2009

nel borgo antico di Selva Malvezzi

Giornata di Scrittura Creativa

in campagna dalle 15 alle 17

– Il “qui e ora” nella scrittura –

Il buddismo e la letteratura : corso di Improvvisazione

di poesia e prosa spontanea

Il corso è aperto a tutti coloro che siano interessati
al rapporto tra Scrittura e Spiritualità, con particolare attenzione a quella buddista.

Luogo del Corso: una casa in campagna
in via Selva 73/9 Selva Malvezzi – Molinella – Bologna

Programma

Ore 15- 16,30: introduzione alla modalità del corso: cosa si intende per “ Qui e Ora della scrittura” e per poesia e prosa spontanea. Semplici esercizi relativi alla pratica buddista di presenza mentale e osservazione si alterneranno ad improvvisazioni di scrittura, frutto e prolungamento di queste forme di meditazione.

I testi che si produrranno durante le improvvisazioni non avranno, come loro unico scopo, quello di dare origine ad opere compiute; anzi il loro scopo principale sarà quello di rimanere nello stadio del frammento, del momentaneo, del “qui ed ora”.

Ore 16,30-17: intervallo e merenda

Ore 17-19: il lato spirituale in autori come Whitman, Kerouac e Ginsberg; improvvisazioni di scrittura legate alla lettura di alcuni testi di questi autori; riprendono i momenti di meditazione sulla presenza mentale e relativi momenti di scrittura


Docente: Dianella Bardelli scrittrice e insegnante di Poesia e Prosa Spontanea; si è avvicinata al buddismo tibetano nel 2003 presso il Centro Cenresig di Bologna; aggiorna quasi quotidianamente due blog di scrittura: uno di haiku: http://ljuba.splinder.com/ e uno di poesia e prosa spontanea: http://poesiaprosaspontanea.splinder.com/; tiene corsi di Poesia e Prosa Spontanea presso vari centri e associazioni di Bologna e provincia; nel 2008 ha pubblicato una raccolta di poesie dal titolo “ Vado a caccia di guardi” ( Raffaelli editore ); è in corso di stampa un suo romanzo dal titolo “Vicini ma da lontano” ( Giraldi ).

Per informazione e prenotazione : [email protected] ;cell: 333 8521022 ; 05i 6907200;


Il Qui e ora della scrittura: il Buddismo e la letteratura

Selva Malvezzi 6 Giugno 2009

Introduzione


Ora è benedetto/ il resto/ è ricordato” Jim Morrison


Il linguaggio letterario allude, ma nello stesso può anche essere diretto. Il suo scopo non è semplicemente quello di annotare le emozioni, ma anche di essere consapevoli che quello che scriviamo lo doniamo agli altri. In questo senso trovo efficace creare gruppi di scrittura in cui si scrive non solo per se stessi ma per farne dono. Per avere immediatamente un pubblico. Si tratta di correre il rischio di svelarsi a sé e agli altri mettendosi alla mercé di noi stessi e degli altri, mostrandoci a noi stessi e agli altri privi di difese. Se meditare è essere presenti a quello che c’è, scriverlo per sé e per gli altri significa creare quello spazio interiore che renda ciò possibile, fattibile e poetico. Perché la poesia è il linguaggio del cuore, cuore puro, non nel senso di buono, ma di aperto. Per essere aperti bisogna fare spazio, e per fare spazio bisogna essere presenti, ma per essere presenti ci vuole quel minimo di distacco ( di calma interiore ) che ci permetta di vedere quello che c’è.

Quello che c’è nell’improvvisazione poetica si presenta sotto forma di visualizzazioni ( immagini ) mentali che sorgono spontaneamente, non chiamate, decise, programmate, perché belle esteticamente o poeticamente; non si tratta affatto di questo. Quando si fa spazio dentro di sé si ha sufficiente calma interiore per vedere. Quello che si vede si scrive e si procede dietro questa ispirazione iniziale, seguendo altre immagini o parole che sorgono anche esse spontaneamente.

Per fare questo possiamo darci un tema, un titolo che può sorgere ad esempio da qualcosa che ci colpisce attraverso i cinque sensi o da un particolare stato d’animo, sensazione o emozione. Oppure si può semplicemente scrivere dopo qualche minuto di meditazione, alternando meditazione e scrittura per alcune volte.

Si può anche lavorare sulle emozioni, cercando di descrivere quello che proviamo nel nostro spirito e nel nostro corpo. Questo è un lavoro letterario molto interessante. Lo consiglio. Kerouac dice a proposito dello scopo della sua scrittura: “ Confessare tutto a tutti “. Svuotare il cuore di quello che contiene nel momento in cui iniziamo a scrivere. Si può, ad esempio, scrivere il dolore sotto forma di generico stato esistenziale, oppure descrivere un dolore contingente, motivato da qualcosa che c’è ora. Si può scrivere l’assenza. Ma anche la serenità e la gioia. Immaginiamo che non esista nulla prima e dopo uno specifico momento della scrittura. E’ come se qualcuno ci dettasse quello che stiamo scrivendo, ed è esattamente quello che accade. Noi siamo gli spettatori-scrivani di un mondo che ci si rivela man mano che scriviamo, come nello scorrere di tanti fotogrammi in un film cui assistiamo. Vorrei aggiungere che il fine di tutto questo non è letterario nel senso convenzionale del termine. Il fine della poesia e prosa spontanea non è costruire un bel testo; il fine non è questo perché non siamo “noi” a scegliere le parole; le parole sono suggerite, veicolate, ci vengono “ servite” dalle emozioni, sensazioni fisiche e psichiche di un dato momento. “ Noi”, nel senso della parte che controlla, decide, censura, non c’entriamo niente. Bisogna pescare nel grande mare ( o nel grande pozzo ) della nostra coscienza; permettere che sia il caso, l’inconscio, o meglio la nostra immaginazione a decidere quali immagini descrivere ed evocare, quali parole usare.Scrivere è per quelli che lo praticano contemporaneamente piacere e fatica, ma il più delle volte è una necessità, ovvero il proprio più autentico e onesto modo di manifestarsi a sé e agli altri.



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