Stavo in una casa in collina sull’Appennino, abbastanza vicino alla città per fare avanti e indietro per andare in libreria o alla grande biblioteca in centro. Anche nel paese in collina c’era una biblioteca, ci andavo e trovavo sempre qualcosa di interessante da leggere lì o prendere a prestito.
La casa in collina era in un condominio, ognuno aveva il suo pezzetto di prato. Non ci si poteva fare niente di personale, erano case in affitto, un giardiniere veniva a tagliare l’erba.
Da tempo sognavo di avere un orto. Ce n’era uno un po’ più in basso rispetto alle casette condominiali. Grande, in mezzo a una radura costeggiata da una strada che portava dalla pianura alla collina. L’orto era recintato da vecchie assi sottili di legno su cui fiorivano rose rampicanti. Questo fatto puramente estetico mi piaceva molto. Era rendere bello, molto bello qualcosa nato per essere solo utile.
A seconda della stagione nell’orto crescevano varie verdure.
Ogni giorno scendevo da casa per raggiungere questo orto. Mi portavo dietro un libro e passavo la mattinata seduta ( dove? Non ricordo, mi piacerebbe pensare stessi seduta su un masso lì vicino ) a leggere e a guardare le rose che crescevano e si inanellavano su quelle vecchie e bellissime assi di legno che recintavano l’orto.
Non mi interessava cosa di specifico cresceva in quell’orto, ma il suo aspetto estetico che mi conciliava la lettura del libro che mi portavo ogni volta là dove crescevano le rose.