Trasparente

Sei trasparente, vitreo trasparente, dentro però non c’è niente, né cuore né altri organi. Sei davvero trasparente; per me trasparente vuol dire fatto di vetro, uno spazio racchiuso nel vetro a forma di persona umana. Cammini nel giardino di casa in una stagione- non stagione, solo l’erba come sempre è verde e troppo alta; ma forse è autunno inoltrato. La siepe è verde scuro e forse tu non esisti o non esisti più.

Cammina nel fango il mio uomo di vetro, dico spontaneamente uomo, non donna, non persona e quindi l’uomo di vetro cammina nel fango del giardino nel tramonto, strisce rosse s’accalcano nel cielo; nel fango cammina con piedi pesanti che non sembrano di vetro trasparente ma d’acciaio, pesante acciaio. Cammina a caso quasi trascinandosi come fosse stanco o molto vecchio. Non ha volto o se ce l’ha io non lo vedo. E’ un essere essenziale e non tende ad abbellirsi, rimane sempre se stesso, un essere, non dico già un uomo, un essere essenziale e senza fronzoli. Peccato sia senza cuore. Anzi meno male. Senza l’organo che tutti chiamano cuore non si è né buoni né cattivi. Lui cammina nel giardino d’inverno ( ma non era autunno?) ma il fango non macchia il suo corpo trasparente.

Non pensa, non discerne, non vuole. Non imporglielo. Cammina solo, nel fango del giardino; è ancora giorno, non c’è fretta o paura. Se il fango aumenta? Ma perché dovrebbe, non c’è pioggia in arrivo, l’odore non si sente. Solo cammina l’uomo ( non è più l’essere) nel fango, che non tocca ma scivola sul vetro trasparente.

Ancora camminare? Son stanco dice l’uomo, l’uomo di vetro, son stanco, voglio andare. Dove di grazia? Non ci son altri posti, solo il giardino, il giardino di fango; la siepe è alta, scura, verde, non si può uscire. Alza il viso al cielo l’uomo di vetro; non riesco a vedergli gli occhi, è troppo alto il viso e troppo alto il cielo. Però anch’io son tutta cielo adesso; aria celeste, chiara da mattino; s’apre anche per me allora; bene, mi dico, anch’io son tutta cielo allora. Non solo l’uomo, l’uomo di vetro. Respiro meglio, il fango è già lontano, anche l’erba adesso è tutta cielo; un cielo che immagino o che vedo?

Pubblicato da Dianella Bardelli

In questo blog sono presenti miei racconti, mie recensioni di romanzi e saggi su vari argomenti, soprattutto sulla letteratura della beat e hippy generation. Scrivo romanzi, spesso ambientati negli anni '70-'80'; e poesie; ne ho pubblicati alcuni : Vicini ma da lontano, I pesci altruisti rinascono bambini, Il Bardo psichedelico di Neal ; è un romanzo sulla vita e la morte di Neal Cassady, l’eroe di Sulla strada. Poi ho di recente pubblicato il romanzo "Verso Kathmandu alla ricerca della felicità", per l'editore Ouverture; ho pubblicato un libretto di poesie: Vado a caccia di sguardi per l'editore Raffaelli. Ho ancora inediti alcuni romanzi, uno sulla vita e la poesia di Lenore Kandel, poetessa hippy americana; un secondo invece è un giallo ambientato nella Bologna operaia e studentesca del '68; un terzo è è sull'eroina negli anni '80 a Milano e un altro ancora sul tema dell'amore non corrisposto. Adoro la letteratura della beat e hippy generation, soprattutto Keroauc, Ginsberg e Lenore Kandel. Scrivo recensioni su http://samgha.me/ e http://cronacheletterarie.com/ mio profilo in Linkedin: http://www.linkedin.com/pub/dianella-bardelli/45/71b/584